Raffaelli Editore: Dall'io al sé - Trasmutare il piombo in oro - Sguardi - Conforto di Stelle -
LA MIA NOTTE
E’ remoto
il tempo
dei sogni notturni.
Sognavo
di volare
a bracia librate
su prati di un verde irreale
tra cieli di azzurro miniato
- e il consunto libreo dei sogni - .
Il canto del gallo
dall’orto vicino
mi svegliava acuto
a metà della notte
echeggiando più fioco
di quartiere in quartiere.
Era dolce sentire
la vita intorno
e riperdere coscienza
a poco a poco
per ritornare al sogno.
Ora non ho più sogni
né quiete, la notte;
ma solo rimpianti e rimorsi
avvolti d’insonnia tenace.
Per non attendere esausta
un’lba allucinata
mi ntossico di farmaci
che danno un sopore pesante
privo di sogni scrutati nel libro.
Ed anche mi turo le orecchie
di cera chei esclude
dall’ampio respiro del Cosmo.
PIANOLA DI BARBERIA
Dal cieco muro
del giardino intristito
penetra nell’aria stinta
la cantilena di una pianola
girovaga di Barberia:
geme sempre la pena segreta
del giorno che passa ogni giorno
della vita che va senza meta.
FUGA DALLA REALTA’
Con un boccale
disgustoso di vino
mi esalto il sangue
che corre dimentico,
in una pausa cieca
tra l’angoscia
di sempre.
LENTO SUICIDIO
Con acre piacere
assaporo
il lento veleno
del fumo;
in lievi volute
m’intossica blando
e mi placa
il desiderio di morte
che non so darmi
violenta.
INCUBO ANCORA ATTUALE
L’angoscia
della morte atomica
inquieta le genti:
non temiamo, compagni di sorte,
un pericolo vano.
Siamo già sfatti,
disintegrati
nel cuore.
Maschere vuote
vediamo
frammenti
di fede
e di amore
vagare nel cosmo
irrevocabili.
CONFESSIONE
Giorno dopo giorno
con rancore inerte
sento più grave
il peso
della disfatta.
Nell’abisso del rimorso
sempre più cupo
la salvezza
è un miraggio
assurdo.
Caduta senza fine
è la vita
per me,
stirpe di Caino
mascherata da Abele.
RISPETTABILITA’
Non ho ucciso, rubato, adescato:
sarei più vicina al riscatto.
Ho solo ferito anime
ho solo mortificato speranze,
ho solo negato amore
agli altri
e a me.
Sono un Caino
“rispettabile”.
ULISSE MODERNO
Dieci anni
di guerra
dieci
d’ esilio
segnano Ulisse
di pena.
Millenaria
è la mia guerra,
interminato
l’esilio.
La mia Itaca
è oltre
l’Abisso.
ULISSE MANCATO
Non ho varcato
le colonne
che mi son posta
io sola.
L’Oceano perduto
è la mia colpa
prima.
ALIENAZIONE
Ansia totale,
lucido squilibrio,
nel rifiuto
di me e del mondo,
è questo
meccanico
balletto
d’ogni giorno.
NEVROSI
Si leva
dal profondo Sud
un canto roco
di patria perduta.
Non solo tuo,
fratello negro,
è il pianto:
siamo tutti
in doloroso esilio
da un Cielo
lontano.
Ma il nostro pianto
è muto.
ATTESA
Macigni di dolore
mi hanno frantumato
in gani di sabbia
inermi
al vento ignoto.
SCONFITTA
Un campo di battaglia
dopo la disfatta
è il mio cuore.
Grovigli di membra immote
di gemiti spenti
di vessilli strappati,
tra neri voli
di corvi.
Ancora non odo
cori d’angeli.
IL GIOCO DELLA VITA
Ansia
di giocare
il più bel gioco
mi indugiava
bambina
nel predisporlo.
E quando infine
il gioco
più vero
del vero
si animava,
sempre
una voce
imperiosa
mi strappava
al sogno.
“E’ tempo di cibo!”
“E’ tempo di sonno!”
Mesta
raccolgievo
i frammenti
del gioco
non giocato.
Giorno dopo giorno
nel rinviare
l’impatto col vero
ho perduto
una vita.
“E’ tempo di morte!”
E’ tardi
per giocare
il più bel gioco.
ED E’ SUBITO NOTTE
Nell’infanzia lontana
mi stupiva
il raggio di sole
che sull’ombra
del muro antico
avanza incerto
impercettibilmente,
ma senza tregua
verso la notte.
Così inavvertita
passa la vita...
Così è passata.
TUTTE LE MATTINE DEL MONDO
Una voce calda
di tenera viola barocca
piange senza fine
la vita non vissuta,
l’amore non avuto e non dato,
il male dato e avuto,
la sete profonda di Dio
nell’animo oppresso
dal nulla terreno.
SCONFITTA DELL’EGO
Chiusa
nella mia corazza
di disperata superbia
non ho
avvertito
l’alitare segreto
dell’amore di Dio,
sempre presente
in ogni momento
della vita,
dentro di noi
e attorno a noi.
St frantumando
le ultime resistenze
dell’io luciferino:
comincio a percepire
l’energia divina
che dissolve i grumi
della mia ostinata
negatività.
LA MIA VITA
Una fola scomposta
di maschere urlanti dell’io
nel vuoto della volontà,
un cimitero di sogni caduti
che lanciano richiami
postumi
nella lunga
notte dell’anima.
Lontana è l’alba,
ma verrà.
SOGNO
Porto
nell’animo oppresso
lontana visione
di pace.
Canida e immota
l’Himalaya
mira
al cuore del Cosmo.
Il tempo tace.
Nuovi cieli si aprono.
Nel mistico Nirvana
attingo
la pienezza del Tutto
prima del risveglio
squallido
della ragione.
GRAZIA
Lunga nostalgia
d’Assoluto
mi ha riarso
da sempre.
Soltanto ora
avverto,
nei rari silenzi
dell’io ossessivo,
il fluire segreto
della Grazia
sotto il groviglio di rovi
quotidiano.
PIETRA O DIAMANTE?
Magma
immemore
del fuoco
primordiale
d’Amore
sotto il dolore
che preme
m’indurisco
in pietra.
Saprò
farmi
diamante?
PREGHIERA
Dal profondo
dell’animo smarrito
grido a Te, o Signore.
Non misurare il mio abisso.
Invadi il mio vuoto
con il Tuo pieno d’Amore.
E la mia anima muta
si aprirà
al canto
della Tua gloria.
ULISSE ILLUMINATO
Ogni giorno
conquista
la salvezza.
Arduo è il sentiero
della Legge eterna:
è sospeso
sul vuoto.
Vinci la vertigine,
avanza solo
sino alla vetta
di Luce.
Anche oggi
hai superato
l’abisso.
La notte serena
svela l’amica Stella
che ha vegliato
su te
non veduta.
MINUETTO
Una melodia tenera
di clavicembalo antico
mi strugge
d’aggraziata
melanconia.
Ogni età dell’uomo
dà il suo sigillo
all’unica
ansia
d’Assoluto.
SANT’APOLLINARE IN CLASSE
Fiorisce dalla memoria
un prato di tenero verde
fresco di pure sorgenti.
Non è un prato vissuto
in una primavera mia,
è un Paradiso perduto
che da secoli dona
luce di Grazia
al buio dell’uomo.
LINDOS (RODI)
Dall’acropoli assolata
tra aeree colonne
s’apre lo sguardo
sul mare più libero
sul cielo più diafano.
Squarciato il velo mortale
sono alla presenza di Dio
che dissolve ogni male oscuro
e mi solleva su ali di luce
nell’orbita eterna
del Tutto.
ORSACCHIOTTO DI PELUCHE
Grumi di dolore antico
mi fissano
senza scampo
dalle pupille attonite
del vecchio compagno
di vita.
Sono un varco inevitabile
al passato,
rimosso dalla mente
non dal profondo.
Incauta affondo
el lungo
dolore inumano
che ha spento
gran parte di me.
Rivedo
la morte
del tenero padre
e con lui dell’infanzia,
l’agonia della guerra,
il lungo peso della malattia,
il naufragio violento
di ogno sogno:
ferite mortali
per chi ignora
il compito sacro
del dolore amico,
che guida
con mano di fuoco
alla legge divina
d’Amore.
L’onda impetuosa
del ricordo
a poco a poco
s’acqueta
in saggezza postuma,
solo velata di pena
per tanta vita perduta
nell’inferno vano
del Nulla.
RESPIRO D’ANIMA
Nella notte
trepida di stelle
respiro
il mistero del Cosmo.
Lunga nostalgia d’Assoluto
approda
alla radice:
respiro Te.
CONSAPEVOLEZZA
Non sono il corpo mortale
non la mente superba
né il groviglio del cuore:
sono una scintilla di Luce
sepolta tra le cose.
Prendo su me la crociata
di infrangere l’assurdo
che mi separa dall’Uno.
TRAMONTO MISTICO
Nel quieto splendore
dell’ultimo sole
l’animo accetta
le sue ferite mortali,
ricuce la trama spezzata
del suo destino
immortale.
COMPLEANNO
Dopo interminabili
angosce
che hanno sconvolto da sempre
le fibre dell’anima
e del corpo,
mi trovo ancora in vita
senza alcun diritto.
Ringrazio
la pazienza dell’Eterno
che ha atteso
tanto a lngo
il mio risveglio.
Oggi son nata
a nuova vita.
Spenderò
uel che resta
del giorno
dietro la Cometa
che traccia il camino
del ritorno al Padre.
IL FRATELLO DIVINO
Ho pianto
la fatica vana
d’ogni giorno,
ho pianto
il vuoto di affetti miei,
ho pianto l’amaro sentirsi soli
nel mondo
sino allo spasimo.
Sotto il groviglio di affanni
ho percepito infine
nel silenzio interiore
la presenza divina
del Fratello
che sempre
accompagna con amore
ciascuno
al Padre.
VENERDI’ SANTO
Come oso
i fronte al sacrificio
di carne e di sangue
del Cristo innocente,
lamentare i miei mali?
Come soso ignorare
che questi
sono a me dovuti
per le mie trasgressioni
alla Legge divina?
Seguendo
la superbia del Maligno
ho perduto
la dimensione eterna.
Sono caduta
nella buia
prigione della terra
per una catena di prove.
Brucia le mie colpe
nel Tuo Fuoco d’Amore.
Aiutami a risorgere
con Te.
S.PASQUA
Ho sempre addossato
alla sorte “iniqua”
i mali
che io stessa
mi sono data.
E’ facile cercare
un alibi continuo:
io sola
sono stata il mio Caino.
Ho sempre ucciso
la parte migliore
di me.
Un canto gioioso
di campane
annuncia
la Resurrezione
di Abele.
DALL’IO AL SE’ (II)
Dalla frantumazione
dell’io
disperso nelle cose,
dalla proterva solitudine
dell’io
sradicato dal Cosmo,
dall’illusoria libertà
dell’io
sempre delusa,
intravvedo infine
la Legge divina
che tutto pervade
d’Amore infinito-
Invoco la forza di scegliere
non il mio,
ma il Tuo volere:
donarsi con amore
secondo l’unica Legge
come il fiore del campo
come il sole del cielo
come il Cristo del Golgota.
E il mio sé sarà
compiutamente libero
divinamente libero
in Te.
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