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Carla Marescalchi (1926-2021)

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Raffaelli Editore: Dall'io al sé - Trasmutare il piombo in oro - Sguardi - Conforto di Stelle - 

La Poesia e la Pittura di Carla Marescalchi

LA MIA NOTTE

E’ remoto

il tempo

dei sogni notturni.

Sognavo

di volare

a bracia librate

su prati di un verde irreale

tra cieli di azzurro miniato

- e il consunto libreo dei sogni - .

Il canto del gallo

dall’orto vicino

mi svegliava acuto

a metà della notte

echeggiando più fioco

di quartiere in quartiere.

Era dolce sentire

la vita intorno

e riperdere coscienza

a poco a poco

per ritornare al sogno.

Ora non ho più sogni

né quiete, la notte;

ma solo rimpianti e rimorsi

avvolti d’insonnia tenace.

Per non attendere esausta

un’lba allucinata

mi ntossico di farmaci

che danno un sopore pesante

privo di sogni scrutati nel libro.

Ed anche mi turo le orecchie

di cera chei esclude

dall’ampio respiro del Cosmo.

PIANOLA DI BARBERIA

Dal cieco muro

del giardino intristito

penetra nell’aria stinta

la cantilena di una pianola

girovaga di Barberia:

geme sempre la pena segreta

del giorno che passa ogni giorno

della vita che va senza meta.

FUGA DALLA REALTA’

Con un boccale

disgustoso di vino

mi esalto il sangue

che corre dimentico,

in una pausa cieca

tra l’angoscia

di sempre.

LENTO SUICIDIO

Con acre piacere

assaporo

il lento veleno

del fumo;

in lievi volute

m’intossica blando

e mi placa

il desiderio di morte

che non so darmi

violenta.

INCUBO ANCORA ATTUALE

L’angoscia

della morte atomica

inquieta le genti:

non temiamo, compagni di sorte,

un pericolo vano.

Siamo già sfatti,

disintegrati

nel cuore.

Maschere vuote

vediamo

frammenti

di fede

e di amore

vagare nel cosmo

irrevocabili.

CONFESSIONE

Giorno dopo giorno

con rancore inerte

sento più grave

il peso

della disfatta.

Nell’abisso del rimorso

sempre più cupo

la salvezza

è un miraggio

assurdo.

Caduta senza fine

è la vita

per me,

stirpe di Caino

mascherata da Abele.

RISPETTABILITA’

Non ho ucciso, rubato, adescato:

sarei più vicina al riscatto.

Ho solo ferito anime

ho solo mortificato speranze,

ho solo negato amore

agli altri

e a me.

Sono un Caino

“rispettabile”.

ULISSE MODERNO

Dieci anni

di guerra

dieci

d’ esilio

segnano Ulisse

di pena.

Millenaria

è la mia guerra,

interminato

l’esilio.

La mia Itaca

è oltre

l’Abisso.

ULISSE MANCATO

Non ho varcato

le colonne

che mi son posta

io sola.

L’Oceano perduto

è la mia colpa

prima.

ALIENAZIONE

Ansia totale,

lucido squilibrio,

nel rifiuto

di me e del mondo,

è questo

meccanico

balletto

d’ogni giorno.

NEVROSI

Si leva

dal profondo Sud

un canto roco

di patria perduta.

Non solo tuo,

fratello negro,

è il pianto:

siamo tutti

in doloroso esilio

da un Cielo

lontano.

Ma il nostro pianto

è muto.

ATTESA

Macigni di dolore

mi hanno frantumato

in gani di sabbia

inermi

al vento ignoto.

SCONFITTA

Un campo di battaglia

dopo la disfatta

è il mio cuore.

Grovigli di membra immote

di gemiti spenti

di vessilli strappati,

tra neri voli

di corvi.

Ancora non odo

cori d’angeli.

IL GIOCO DELLA VITA

Ansia

di giocare

il più bel gioco

mi indugiava

bambina

nel predisporlo.

E quando infine

il gioco

più vero

del vero

si animava,

sempre

una voce

imperiosa

mi strappava

al sogno.

“E’ tempo di cibo!”

“E’ tempo di sonno!”

Mesta

raccolgievo

i frammenti

del gioco

non giocato.

Giorno dopo giorno

nel rinviare

l’impatto col vero

ho perduto

una vita.

“E’ tempo di morte!”

E’ tardi

per giocare

il più bel gioco.

ED E’ SUBITO NOTTE

Nell’infanzia lontana

mi stupiva

il raggio di sole

che sull’ombra

del muro antico

avanza incerto

impercettibilmente,

ma senza tregua

verso la notte.

Così inavvertita

passa la vita...

Così è passata.

TUTTE LE MATTINE DEL MONDO

Una voce calda

di tenera viola barocca

piange senza fine

la vita non vissuta,

l’amore non avuto e non dato,

il male dato e avuto,

la sete profonda di Dio

nell’animo oppresso

dal nulla terreno.

SCONFITTA DELL’EGO

Chiusa

nella mia corazza

di disperata superbia

non ho

avvertito

l’alitare segreto

dell’amore di Dio,

sempre presente

in ogni momento

della vita,

dentro di noi

e attorno a noi.

St frantumando

le ultime resistenze

dell’io luciferino:

comincio a percepire

l’energia divina

che dissolve i grumi

della mia ostinata

negatività.

LA MIA VITA

Una fola scomposta

di maschere urlanti dell’io

nel vuoto della volontà,

un cimitero di sogni caduti

che lanciano richiami

postumi

nella lunga

notte dell’anima.

Lontana è l’alba,

ma verrà.

SOGNO

Porto

nell’animo oppresso

lontana visione

di pace.

Canida e immota

l’Himalaya

mira

al cuore del Cosmo.

Il tempo tace.

Nuovi cieli si aprono.

Nel mistico Nirvana

attingo

la pienezza del Tutto

prima del risveglio

squallido

della ragione.

GRAZIA

Lunga nostalgia

d’Assoluto

mi ha riarso

da sempre.

Soltanto ora

avverto,

nei rari silenzi

dell’io ossessivo,

il fluire segreto

della Grazia

sotto il groviglio di rovi

quotidiano.

PIETRA O DIAMANTE?

Magma

immemore

del fuoco

primordiale

d’Amore

sotto il dolore

che preme

m’indurisco

in pietra.

Saprò

farmi

diamante?

PREGHIERA

Dal profondo

dell’animo smarrito

grido a Te, o Signore.

Non misurare il mio abisso.

Invadi il mio vuoto

con il Tuo pieno d’Amore.

E la mia anima muta

si aprirà

al canto

della Tua gloria.

ULISSE ILLUMINATO

Ogni giorno

conquista

la salvezza.

Arduo è il sentiero

della Legge eterna:

è sospeso

sul vuoto.

Vinci la vertigine,

avanza solo

sino alla vetta

di Luce.

Anche oggi

hai superato

l’abisso.

La notte serena

svela l’amica Stella

che ha vegliato

su te

non veduta.

MINUETTO

Una melodia tenera

di clavicembalo antico

mi strugge

d’aggraziata

melanconia.

Ogni età dell’uomo

dà il suo sigillo

all’unica

ansia

d’Assoluto.

SANT’APOLLINARE IN CLASSE

Fiorisce dalla memoria

un prato di tenero verde

fresco di pure sorgenti.

Non è un prato vissuto

in una primavera mia,

è un Paradiso perduto

che da secoli dona

luce di Grazia

al buio dell’uomo.

LINDOS (RODI)

Dall’acropoli assolata

tra aeree colonne

s’apre lo sguardo

sul mare più libero

sul cielo più diafano.

Squarciato il velo mortale

sono alla presenza di Dio

che dissolve ogni male oscuro

e mi solleva su ali di luce

nell’orbita eterna

del Tutto.

ORSACCHIOTTO DI PELUCHE

Grumi di dolore antico

mi fissano

senza scampo

dalle pupille attonite

del vecchio compagno

di vita.

Sono un varco inevitabile

al passato,

rimosso dalla mente

non dal profondo.

Incauta affondo

el lungo

dolore inumano

che ha spento

gran parte di me.

Rivedo

la morte

del tenero padre

e con lui dell’infanzia,

l’agonia della guerra,

il lungo peso della malattia,

il naufragio violento

di ogno sogno:

ferite mortali

per chi ignora

il compito sacro

del dolore amico,

che guida

con mano di fuoco

alla legge divina

d’Amore.

L’onda impetuosa

del ricordo

a poco a poco

s’acqueta

in saggezza postuma,

solo velata di pena

per tanta vita perduta

nell’inferno vano

del Nulla.

RESPIRO D’ANIMA

Nella notte

trepida di stelle

respiro

il mistero del Cosmo.

Lunga nostalgia d’Assoluto

approda

alla radice:

respiro Te.

CONSAPEVOLEZZA

Non sono il corpo mortale

non la mente superba

né il groviglio del cuore:

sono una scintilla di Luce

sepolta tra le cose.

Prendo su me la crociata

di infrangere l’assurdo

che mi separa dall’Uno.

TRAMONTO MISTICO

Nel quieto splendore

dell’ultimo sole

l’animo accetta

le sue ferite mortali,

ricuce la trama spezzata

del suo destino

immortale.

COMPLEANNO

Dopo interminabili

angosce

che hanno sconvolto da sempre

le fibre dell’anima

e del corpo,

mi trovo ancora in vita

senza alcun diritto.

Ringrazio

la pazienza dell’Eterno

che ha atteso

tanto a lngo

il mio risveglio.

Oggi son nata

a nuova vita.

Spenderò

uel che resta

del giorno

dietro la Cometa

che traccia il camino

del ritorno al Padre.

IL FRATELLO DIVINO

Ho pianto

la fatica vana

d’ogni giorno,

ho pianto

il vuoto di affetti miei,

ho pianto l’amaro sentirsi soli

nel mondo

sino allo spasimo.

Sotto il groviglio di affanni

ho percepito infine

nel silenzio interiore

la presenza divina

del Fratello

che sempre

accompagna con amore

ciascuno

al Padre.

VENERDI’ SANTO

Come oso

i fronte al sacrificio

di carne e di sangue

del Cristo innocente,

lamentare i miei mali?

Come soso ignorare

che questi

sono a me dovuti

per le mie trasgressioni

alla Legge divina?

Seguendo

la superbia del Maligno

ho perduto

la dimensione eterna.

Sono caduta

nella buia

prigione della terra

per una catena di prove.

Brucia le mie colpe

nel Tuo Fuoco d’Amore.

Aiutami a risorgere

con Te.

S.PASQUA

Ho sempre addossato

alla sorte “iniqua”

i mali

che io stessa

mi sono data.

E’ facile cercare

un alibi continuo:

io sola

sono stata il mio Caino.

Ho sempre ucciso

la parte migliore

di me.

Un canto gioioso

di campane

annuncia

la Resurrezione

di Abele.

DALL’IO AL SE’ (II)

Dalla frantumazione

dell’io

disperso nelle cose,

dalla proterva solitudine

dell’io

sradicato dal Cosmo,

dall’illusoria libertà

dell’io

sempre delusa,

intravvedo infine

la Legge divina

che tutto pervade

d’Amore infinito-

Invoco la forza di scegliere

non il mio,

ma il Tuo volere:

donarsi con amore

secondo l’unica Legge

come il fiore del campo

come il sole del cielo

come il Cristo del Golgota.

E il mio sé sarà

compiutamente libero

divinamente libero

in Te.

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